“I POVERI MI HANNO CONVERTITO”
Padre Alex Zanotelli è nato a Livo (Trento) il 26 agosto 1938, fa parte dell'ordine missionario dei Comboniani di Verona.
Dopo aver finito le medie ed iniziato le superiori si trasferì negli Stati Uniti a Cincinnati al fine di compiere gli studi di Teologia. Furono gli anni di John F. Kennedy e Martin Luther King che influenzarono notevolmente il giovane Alex. La sua formazione Teologica fu di scuola americana. Nel 1964, dopo aver completato gli studi di teologia a Cincinnati (Usa), venne ordinato sacerdote.
Da una biografia i si ricava una sintesi di quel periodo racchiusa in un pensiero: "La mamma lo ha sempre desiderato. Io non volevo né studiare, né diventare sacerdote. Quando ho preso la mia decisione, lei si è sobbarcata l'onere di trovare qualcosa in più per farmi studiare. Sentivo che la vita poteva avere un significato molto più largo, che la vita era bella se la si donava."
Come missionario comboniano partì per il Sudan meridionale, martoriato dalla guerra civile, dove rimase otto anni. Fu allontanato dal governo a causa della sua solidarietà con il popolo Nuba e della coraggiosa testimonianza cristiana. Il motivo dell'avversità governativa e' stata la scelta, sempre nel rispetto ed in accordo con i vescovi, di officiare messe che attingevano agli usi e ai costumi africani. Cio' creava fastidi ai governanti sudanesi che vedevano una pericolosa commistione fra religione "straniera" e riti locali di un popolo osteggiato e a quanti a Roma facevano fatica ad accettare il Vaticano II. Le sue prediche erano di fuoco: denunciava le ingiustizie e metteva sotto accusa i responsabili del governo e dell’amministrazione corrotti, che intascavano i fondi destinati per lo sviluppo, sia locali sia provenienti da aiuti internazionali. Il suo obiettivo era applicare il Vangelo alla realtà storica in cui viveva: la sua formazione statunitense applicata agli schemi di corruzione africana.
Ritornò poi alla casa madre dei comboniani di Verona era il luogo tranquillo dove si trovavano in maggioranza preti anziani di ritorno dalle missioni e una casa editrice con due giornali di punta: il Piccolo missionario e Nigrizia, una rivista che era una sorta di bollettino delle attività dell'ordine nelle missioni, nata nel 1883. Nel 1978 assume la direzione di Nigrizia e contribuisce a renderla sempre più un mensile di informazione, con un obiettivo che si puo' riassumere in una sua dichiarazione: «Essere al servizio dell'Africa, in particolare "voce dei senza voce", per una critica radicale al sistema politico-economico del nord del mondo che crea al Sud sempre nuova miseria e distrugge i valori africani più belli, autentici e profondi».
Con Zanotelli la rivista si sforza di valorizzare e far conoscere le teologie delle giovani Chiese del Terzo Mondo, come la teologia della liberazione, la teologia nera, la teologia africana, la teologia asiatica; afferma una nuova idea di “missione”, contestando quella tradizionale che si basava sull'esportazione di mezzi, capitali e cultura occidentali, senza la valorizzazione della cultura del luogo; pubblica infine notizie ostili ai governi africani, perché quel silenzio (voluto da alcuni per evitare pericoli ai missionari in Africa) “sarebbe stato complicità, crimine”. Per una decina di anni, Zanotelli prende posizioni sempre più precise e rivolgendosi all'opinione pubblica italiana, affrontando in maniera sistematica e con la collaborazione della rete dei missionari presenti sul territorio i temi del commercio delle armi, della cooperazione allo sviluppo, affaristica e lottizzata, dell'apartheid sudafricano.
Essere al centro di una rivista di punta associato al fatto di essere un leader naturale e carismatico, lo porta a ispirare e fondare con altri il movimento Beati i costruttori di pace, con cui ha condotto molte battaglie in nome della cultura della mondialità e per i diritti dei popoli.
Nel 1987 - su richiesta di esponenti politici Alex Zanotelli lascia la direzione di Nigrizia, dopo il licenziamento.
Parte quindi per il Kenya. Nella lingua locale il nome Korogocho significa confusione, caos. Fino al 2001 Zanotelli rimase a Korogocho, una delle baraccopoli che attorniano Nairobi, la capitale del Kenya. Ha dato vita a piccole comunità cristiane, ma anche ad una cooperativa che si occupa del recupero di rifiuti e dà lavoro a numerosi baraccati; ha propiziato la nascita di Udada, una comunità di ex prostitute che aiuta le donne che vogliono uscire dal giro e, nello stesso tempo, si è battuto per le riforme che riguardano la distribuzione della terra, uno dei temi-chiave della politica keniana. Il degrado umano a Korogocho è spaventoso. Proprio a Korogocho una sua frase: “Forse Dio è malato” divenne il titolo del libro sull'africa di Walter Veltroni, che da ex segretario dei Ds, all’inizio del 2000, si recò in visita a Korogocho (unico leader politico che ha visitato la città oltre a Jesse Jackson il reverendo nero democratico statunitense). I mali di Dio, a Korogocho, si chiamano Aids, fame, prostituzione, droga, alcolismo, violenza. Sempre da una biografia, si hanno le riflessioni di Zanotelli sull'esistenza di Dio, che vanno oltre la frase ripresa da Veltroni: Alla domanda se abbia mai dubitato della sua esistenza, risponde: “Non una ma molte volte. Quando uno si trova in situazioni così assurde, davanti ad una sofferenza innocente, come è capitato a me a Korogocho, il primo dubbio che viene è proprio su Dio. Perché uno si chiede: ma se tu, Dio, ci sei, è impossibile che non intervenga di fronte ad una sofferenza così atroce. Ma oggi Dio è impotente, è malato. Potrà guarire solo quando guariremo noi. Solo noi oggi possiamo far qualcosa. Dio non può più. Ognuno di noi è importante perché vinca la vita...". Dio non è onnipotente? “Più ci rifletto e più mi convinco che forse Dio non è l’onnipotente che pensiamo noi. E’ il Dio della croce. Perché non ha ascoltato la preghiera di Gesù morente? E’ un mistero. Forse è un Dio debole, che si è autolimitato, che può salvarci solo attraverso di noi”.
In un’intervista Padre Zanotelli nel rispondere alla domanda Perché i poveri ti hanno convertito risponde così:
«Perché, come spiega papa Francesco, nella mia esperienza missionaria ho toccato con mano che noi annunciamo il Vangelo, ma Dio è già lì, ci precede sempre. Un episodio che non potrò mai dimenticare mi è accaduto a Korogocho, la baraccopoli di Nairobi dove ho vissuto: andavamo a celebrare l’Eucaristia nelle baracche, con i malati di Aids. Una sera arrivo al capezzale di Florence, una ragazza che la madre aveva avviato alla prostituzione all’età di 11 anni; a 15 aveva contratto l’Aids, a 17 stava morendo. La stanza è tutta buia, accendiamo una candela e mi metto a pregare. Poi le chiedo: “Florence, chi è il volto di Dio per te oggi?”. Lei resta in silenzio, poi il suo viso si illumina in un sorriso: “Sono io il volto di Dio!”, mormora lei, che non era cristiana e non frequentava la Chiesa. Io, sul letto di morte, non riuscirò a fare una preghiera del genere».
Zanoli Mario
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